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Giugno 2021

Centrale a Biomasse, quando i sospetti aiutano

in Approfonderie by

Centrale a biomasse di Atena Lucana. Una vicenda iniziata nel 2006. Acquisto di terreni tra Atena e Polla per la localizzazione della centrale, decreti regionali a favore di società nate solo per partecipare al Bando di finanziamento per la realizzazione di numerose centrali, l’interessamento del Comitato per l’ambiente del Codacons, i sospetti dell’oncologo Marfella, l’inchiesta giornalistica, audizioni in Regione Campania. Tutto questo porta alla segnalazione di casi sospetti (con origine a Pignataro Maggiore in provincia di Caserta) e alle indagini della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che alla fine emette 23 ordinanze di custodia cautelare.

La centrale ad Atena Lucana non si farà come tante altre. Il video fu realizzato prima delle indagini e degli arresti. L’attenzione dei cittadini resta fondamentale per prevenire danni al territorio in cui viviamo. L’azione dei cittadini è determinante per fare chiarezza sulle cose e illuminare i percorsi istituzionali.

Dopo anni di processo, le cose continuano ancora. Il 30 settembre 2021, il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dottoressa Cettina Scognamiglio, ha rinviato a giudizio 18 persone nell’ambito del procedimento ribattezzato “Biopower 1” e legato al vorticoso giro di tangenti elargite dai responsabili della società casertana a funzionari e politici. Nel decreto sono state stralciate le posizioni di Vincenzo Di Santo, Gianpiero Tombolillo, Eugenio Di Santo, Giorgio Magliocca e Piergiorgio Mazzuoccolo. Il primo ha chiesto il patteggiamento ed è stato giudicato in una ulteriore “coda” dell’udienza preliminare il diciassette di ottobre.

Tombolillo (uno degli imprenditori che gestiva la società Biopower srl) ed Eugenio Di Santo (il coordinatore della segreteria particolare dell’assessorato regionale alle attività produttive ai tempi di Andrea Cozzolino), che hanno chiesto il patteggiamento, sono stati già condannati rispettivamente a 1 anno 10 mesi e 20 giorni, e a 1 anno e 8 mesi (entrambi con pena sospesa).

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