Quando è troppo è troppo. Fare qualcosa davanti a un fiume in piena non è una cosa facile. Che fai? Ti butti dentro, anche se poi non sai cosa accade? Tu che sei abituato a percorsi lineari, semplici, definiti, cosa fai, come lo contieni quel fiume? No, ci vuole un caffè, o meglio l’odore del caffè, le percezioni che nasconde quell’odore, il senso di ripartenza che ogni mattina e ogni pomeriggio si assapora, annusandolo. Calma, adesso calma. Respiro, di odore di caffè qui tra Galatone e Seclì in provincia di Lecce, nella piena campagna del laboratorio Luna, appena arrivo, ce n’è tanto. Sole già alto, struttura bianca in un pieno di verde, striato da terra brulla e chiara. L’occhio ne gode, il Salento è abbagliante, “qui non si vive così male, è tutto molto vivo”, mi aveva detto Silvia qualche giorno prima. “Se poi sei uno creativo”…Bhè, io creativo in realtà non sono, ma osservo, osservo, per ora. Bevo un po’ di caffè e mangio un paio di dolcetti preparati da signore che si spostano da una stanza all’altra a preparare e disfare. Non so quello che oggi accadrà, non ho tanta dimestichezza con i nuovi termini dell’economia dal basso, del linguaggio felice della decrescita. Sono stato troppo immerso nell’economia globale. Quel che so finora è che il laboratorio Luna nasce da un’associazione di cinque ragazze Fabiana, Federica, Rossella, Arianna e Barbara e che vuole trasformarsi in cooperativa. Hanno preso in gestione una struttura della Parrocchia abbandonata da 10 anni e stanno da un paio di anni rimettendola in sesto. Sui muri leggo di coprogettazione in ambito rurale e rural hub social innovation, poi guardo le foto, com’era la tenuta qualche anno fa e com’è oggi, già solare. Mentre leggo mi viene incontro Fabiana, ha un’aria gentile, un po’ timida e sofferente, ma sicura. Metto le mani avanti e le dico che più che proposte sono venuto ad ascoltare idee. Mi rassicura, sarà una giornata interessante. In realtà lo è.
Si scende giù, inizia il primo incontro di presentazione, parlano Arianna e poi Fabiana, spiegano quello che hanno fatto finora, le coltivazioni di canapa, zafferano, gli innesti di albicocca antica, il rural coworking, le api, le paparine e altro ancora. Poi il vocione di Roberto Covolo zittisce il grande gruppo di ascolto che si è raccolto, ma non riesce a silenziare i bambini vivaci e ovunque. Roberto è uno di quelli che sanno cosa vuol dire carisma e se non lo sa, ce l’ha. Parla della sua esperienza all’Ex Fadda, lo spazio enologico di San Vito dei Normanni recuperato in quattro anni che oggi in 4’000 metri quadri ospita l’impensabile. Creatività allo stato puro, supportata da lavoro manuale vero, condiviso e sostenibile, quello dei laboratori di autocostruzione, creatività lasciata ai giovani. Il segreto è quello, far fare ai giovani e condividere con loro tutto, gli spazi, il danaro, il tempo, le responsabilità. Vedrai che qualcosa accadrà in questo groviglio di forze che s’incontrano. Inizio a sentire il troppo che avanza nello stomaco e che si addolcisce con il visionario paesaggista e giardiniere Giuseppe Tricarico di Studio Paz, che vuole osservare le stelle, innamorarsi della Luna e passeggiare nel verde. Si respira di nuovo. Il pranzo è abbondante, antico, poi il gruppo segue Fabiana nel tour della tenuta. Foto, suggerimenti di come organizzare gli spazi, le serre scoperte, le noci, un capannone a metà, lasciato così da ladri di lamiere.
Il momento delle proposte è arrivato, la coprogettazione rurale. Il sole è ancora alto, il caldo è rassicurante, Roberto invita tutti quelli seduti in cerchio a lanciare idee concrete, definendo chi può portarle avanti. L’esplosione nel mio stomaco avanza, solo a sentire i nomi di tutti i partecipanti e le idee che escono da quelle teste. Io che negli ultimi cinque anni, vivendo all’estero, ogni volta al mio ritorno mi son confrontato spesso con il lamento della terra natia, di chi non ci sta, di chi non ne può più e vuole fuggire via. Qualcosa di nuovo c’è, l’entusiasmo prima di tutto, giovani e non giovani, che ne inventano una al giorno. “Le iniziative – mi dice un altro Roberto – a volte muoiono quando i soldi pubblici finiscono, ma altre vanno avanti perché hanno uno sguardo altrove, c’è chi resiste e lo fa con passione”. Penso che forse è domenica, c’è il sole e tutto va bene. Fabiana mi spiega che le difficoltà esistono eccome, il mondo del lavoro è difficile, è quello che conosciamo, ma questa è una nuova strada possibile, e qui nel Salento c’è fermento. Già, l’entusiasmo ti avvolge e ne genera altro. Lo avevo assaporato il giorno prima con le donne e gli uomini del coworking di Staisinergico a Racale, dove il sindaco è uno che inizia il discorso, dicendoti che a farci innamorare non sono gli occhi, ma la luce degli occhi di una donna. L’invisibile. L’entusiasmo continua anche oggi, basta ascoltare i nomi di chi c’è, Stai Terra terra, Sfruttazero, Ecopunk, Mammazazi, Land2lend, Rehardwaring, architects in a farm, Ecofesta, Città tessile, Masseria Protocaus, Arci e tanto ancora. Innovazione pura. Il mio stomaco è colmo.
Quando è troppo è troppo. Fare qualcosa davanti a un fiume in piena non è una cosa facile. Che fai? Ti butti dentro? La risposta trovatela voi. Io per ora guardo questa Luna che splende al sole.