Pane_lento

Lavorare con lentezza, il tempo del pane

Storie by

Lavorare con lentezza, il tempo del pane, quello lungo della notte, le ore di una vita che portano alla felicità “perché la felicità che ricevi a fine giornata, è la felicità che avrai alla fine della tua vita”. Parola di Marius Höckl, il chirurgo ortopedico di Monaco di Baviera che ha scelto di fare il panettiere. Non da solo. Con lui c’è Nicola Cavallini dalla valle di Muggio, prima architetto, poi falegname, ora panettiere con un credo: “Dietro il pane c’è un paesaggio, può esserci una fabbrica o il campo di grano. Tu da che parte stai?”. Marius e Nicola quella “parte” l’hanno scelta, un tipo di vita, un tipo di lavoro, un tipo di pane. Insieme a loro, c’è Dominique Ignomeriello, originaria di Bitonto, sinologa, moglie di Nicola e addetta alle vendite nei mercati.

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Quando le persone lasciano un segno

Storie by

Le persone arrivano, lasciano un segno, poi ripartono. Qui a Casa Astra, a sud del Ticino, le persone sono di passaggio, ma riempiono questo luogo delle proprie vite, con dolori, speranze, ansie, tentativi. Ho scelto anche io di arrivare e incontrare altre vite, qui in questo luogo di confine, che ospita 24 persone senza fissa dimora, in quella che era la vecchia Osteria del Ponte di Mendrisio.  Abbagliato dal sole della mattina, entro. La prima saletta è quella con il bancone e il bar e alcuni tavoli da perfetta osteria. Dalla cucina sbucano alcuni inquilini della casa. Senza fissa dimora! Persone che hanno bisogno di un tetto, in attesa di rimettere a posto una vita, caduta via, leggermente, su scale fragili e invisibili, per via di una distrazione, di destini malmessi, di passioni rincorse. Keep Reading

#Campdigrano, l’idea che ha trovato il coraggio

Storie by

La mente ti esalta, ti libera, poi di colpo ti abbatte e ti ruba la voglia. E quando la voglia e il coraggio non li trovi, allora lo stomaco si chiude. E dipende, ma da che dipende, da un lavoro che non è mai stabile, da una comunità che si perde per strada, dal paese che è piccolo e si sta in casa, dal desiderio di una città. Provi, cerchi, riprovi, ricerchi, la mente si sbatte, se ci fosse questo e se ci fosse quello, allora magari…Sarà che non si dovrebbe mai uscire da un posto per non perderne la spontaneità, ma come si fa a non uscire.

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Gli sbagli non sono sbagli, si chiamano percorsi

Storie by

Chiudi gli occhi e salta, ma solo se senti l’attrazione. C’è la nebbia nel futuro, c’è la paura del bianco, ma senti l’attrazione… E allora salta! Niente matite e gomme per cancellare gli sbagli, solo colori per tracciare un percorso che cambia strada all’improvviso, si aggiusta e si riforma per seguire l’attrazione. Gli sbagli non sono sbagli, si chiamano percorsi. Follia, Pazzia? No, pazza gioia. Dei sensi. Fallimento? Solo coraggio, paziente. Chissàchissà, errori alcuni, ma ci sono le cadute e le “alzate”, e la libertà delle scelte.

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Attenzione attenzione, social innovescion

Accadimenti by

Corro corro, sotto i portici dei Teatini di Lecce, corro mentre dall’altro lato della piazza c’è il palco delle Giornate del lavoro, organizzate dalla Cgil nazionale, in attesa dell’incontro. Cose grosse, c’è anche la Camusso. Corro, corro ma non m’interessa il palco, né quell’incontro. Diretto vado al secondo piano dove è in corso la giornata conclusiva di Lecce Social Innovation city. E salendo, penso quanto sono cambiato, quanto sta cambiando il mondo.

Popolo del pianeta, sentite sentite, sentiteeeee. Bam Zip Gulp, Gasp Sob Tam Tam Gong Sdeng Uhhmm. Sooo  ciaaaal Innooo vation, Sharrrr iiiing ecoooo nomy.

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Mani costruire

Costruire! Che cosa? Una stella!

Storie by

Un suono rimbomba profondo nei miei nervi. Costruire, costruire, costruire! Che cosa? Costruire, costruire, costruire! Ma che cosa? Una stella! Una stella? Sì, una stella da guardare ancora, sai, una di quelle che non muoiono mai. Una di legno pregiato, una stella laboratorio, una stella falegnameria, la falegnameria del padre, la sua falegnameria. Costruire, continuare un lavoro di testa e di mani, il lavoro di suo padre, l’amore per suo padre.

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Signora Madama

“Ridicule” o il valzer delle madame

Invettive by

Prime donne, dame in alto, dal collo lungo, ecco arrivano, parlano, dichiarano, vanno via. Sono uomini, tutti uomini le onorevoli madame, corrono nella trance del nulla, pensando di essere utili, pensando di essere potenti, pensando di essere eterni. Il valzer è iniziato, il valzer è per loro, il valzer è ogni giorno. Con la coda al seguito, i sorrisi immensi, le interviste seriose. Credono  di essere in festa, di essere i festeggiati, di essere i festeggianti, credono che tutto il mondo sia in cerimonia con loro, per le inaugurazioni benedette, per i nastri tagliati, per i soldi annunciati, per le pietre posate, per le opere avviate. Credono e non vedono, credono e nulla vedono chi di dignità resiste, chi di dignità perisce.

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La Terra mi tiene

Criscìti Criscìti

Storie by

Non è una sagra, non è un evento, non è un appuntamento. No! È tenersi assieme, nonostante tutto, il bello e il brutto, i dissapori, i disaccordi, le strategie incerte, l’evocazione romantica. È tenersi assieme su un Appennino, su un “pennino” che qui vuol dire salita, che quando piove ti scivolano il piede e l’anima e la pietra è dura, rozza e fredda  solo a guardarla. Aggrapparsi gli uni agli altri, la terra ci tiene alti, la terra ci tiene assieme e tra i forni si grida Criscìti Criscìti. “La Terra mi tiene” è ad Atena Lucana. Da qualche anno.

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Un “Mi ricordo” post/contemporaneo

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Mi ricordo che al coworking Kiio Lab di Lecce, Enzo con le sue stampanti 3D dà corpi a fantasie di musei e matrimoni, e che Sara, Vulcanicamente parlando, progetta l’Europa dei giovani.  Che là dentro c’è un artista milanese che inventa giochi creativi per bambini e dà l’esempio,  e che un architetto toscano con lui ha realizzato un piatto per mangiare in piedi, che da qualche mese un piemontese si è trasferito qui per scrivere un libro e che una ragazza polacca e una spagnola, dopo l’Erasmus, sono rimaste qui per vivere di candele e street art.  Anzi a pensarci, sono rimasti tutti qui per viverci Keep Reading

La furbizia, la paura e l’ammirazione

Montagne e valle, vicoli stretti in salita, di pietra e di terra, animali e terra, contadini chiusi, poveri, insicuri, sempre sottomessi a qualcuno o a qualcosa, contadini tanto tempo fa,  poi emigranti, poi mezzo arricchiti, con la paura di perdere tutto. Una paura che ci difende ma ci attanaglia, sempre. Che spesso e non sempre crea scetticismo. Che in altre occasioni crea disillusione. Keep Reading

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