Attenzione attenzione, social innovescion

in Accadimenti di

Corro corro, sotto i portici dei Teatini di Lecce, corro mentre dall’altro lato della piazza c’è il palco delle Giornate del lavoro, organizzate dalla Cgil nazionale, in attesa dell’incontro. Cose grosse, c’è anche la Camusso. Corro, corro ma non m’interessa il palco, né quell’incontro. Diretto vado al secondo piano dove è in corso la giornata conclusiva di Lecce Social Innovation city. E salendo, penso quanto sono cambiato, quanto sta cambiando il mondo.

Popolo del pianeta, sentite sentite, sentiteeeee. Bam Zip Gulp, Gasp Sob Tam Tam Gong Sdeng Uhhmm. Sooo  ciaaaal Innooo vation, Sharrrr iiiing ecoooo nomy.

Innovazione sociale per dirla all’italiana. Sarà che da quando sono arrivato per un po’ in Salento ne sento parlare a secchi d’acqua in faccia, che mi sto facendo prendere dalla frenesia. Voglio capireeee. O forse non c’è poi molto da capire, semmai c’è solo da cambiare il modo di pensare e di fare. Arrivo in questa saletta dei Teatini per assistere alla giornata conclusiva di un percorso durato sei mesi, durante i quali la città di Lecce ha coinvolto, con la guida di esperti innovatori e mentor, centinaia di cittadini dai 16 ai 35 anni per progettare insieme pratiche di innovazione sociale su tematiche come i servizi, il turismo, il digitale, il territorio e le persone. Mentre giù sul palco cigiellino si parla di jobs act, qui ragazzi in gruppo o da soli presentano i 4 progetti emersi dal percorso, dopo una esclusione quasi naturale: Clide, Scorci, Video360, Metropolitema. Mentre giù sul palco si parla di acciaio e voucher, qui si parla di makers, fablab, artigiani digilitali come quelli di Maker Faire Roma con Massimiliano Colella , Impact Hub con Dario Carrera e Rumundu di Stefano Cucca che ne ha viste di storie e progetti nuovi, a bordo della sua bici per un anno. Ma Stefano però in cosa consiste… che mondo è tutto questo?  E’ reale? “Semplice, è la nascita di nuove realtà che hanno come obiettivo il miglioramento della qualità della vita delle persone. Dal basso. Ognuno può partecipare  a suo modo, se tu scrivi lo fai raccontando, se sei imprenditore finanzi le nuove idee dei giovani o inventi l’idea, c’è chi condivide la casa, c’è chi l’auto e così via. Certo c’è bisogno che queste idee diventino progetti e lavoro, però”.

Popolo del pianeta, attenzione attenzione atteeeenzioneeee. Bam Zip Gulp, Gasp Sob Tam Tam Gong Sdeng Uhhmm. Sooo  ciaaaal Innooo vation, Sharrrr iii ing ecoooo nomy.

Socialinnovescionnnn. Lecce, dice Dario Carrera, è la terza città più socialmente innovativa d’Italia dopo Milano e Roma. Record! Certo a me sembra tutto ancora nuovo e immateriale, forse perché ci sono arrivato in ritardo, o per la mia formazione, legata più al palco cigiellino e a quel tipo di lavoro giù in piazza. Tutto entra in testa vorticosamente e mi viene di nuovo la frenesia. Voglio capireee. Mi assale l’informazione, su Pagina 99 ben 9 pagine di Sharing Economy, a Ferrara hanno tenuto il primo festival sul tema, su Chefuturo.it (leggetelo per aggiornarvi) in questi giornI si descrive la realtà di Lastation di Gagliano-Leuca e la rigenerazione collaborativa. Poi tra Bollenti Spiriti e Principi attivi, le politiche che hanno rivoluzionato la Puglia negli ultimi dieci anni, tutto parla di questo, socialinnovescion, tante piccole realtà, persone e gruppi, progetti e condivisione, tecnologia, start-up e rigenerazione collettiva. Uff, fatica fatica. Frenesia, voglia e coraggio, un nuovo modo di pensare e di guardare al futuro, difficile ma possibile. Un nuovo approccio, orizzontale direi. In un incontro sempre qui nel Salento, Annibale D’Elia, il creatore di Bollenti Spiriti, qualche settimana fa, spiegava che per accelerare questi processi è necessario anche un nuovo atteggiamento delle istituzioni:”Tutto nasce da una domanda, come faccio a far sì che il potenziale dei giovani inattivi o disoccupati possa diventare attivo e utile alla società dove vivo. Come faccio a portare questo potenziale nella società?”. La risposta è Fiducia.

Popolo del pianeta, allarme alaaarmeee, allaafaarmeeeee Bam Zip Gulp, Gasp Sob Tam Tam Gong Sdeng Uhhmm. Sooo  ciaaaal Innooo vation, Sharrrr iii ing ecoooo nomy.

Lascio la riunione, stanno parlando i sette fablab di Lecce, le loro esperienze e le difficoltà di diffondere il verbo della stampante 3D nelle scuole. Sono diretto a Racale per andare a vedere “Domani Vegnu” organizzata dall’associazione Via Vai. Incontro la instancabile Simona Palese. Sta con Maria, una ragazza di Bonito di Avellino, appena arrivata che vorrebbe vedere i murales realizzati due anni fa su San Sebastiano, tra cui quello di Ozmo, il San Sebastiano con boxer griffati. Ne approfitto e vado anche io. Simona è un altro punto di riferimento per quello che sta accadendo qui, ci racconta quello che i murales hanno provocato in paese, vorrei parlare anche con lei di tutte queste novità, del coworking Staisinergico, del laboratorio di comunicazione, ma oggi non c’è tempo, troppe cose da fare, magari un’altra volta. Qui a Racale tante cose sono state fatte anche grazie al supporto dell’amministrazione locale. Mi chiedo quindi quanto pesa il cambiamento di mentalità da parte delle Istituzioni. Nei dieci anni di Vendola sembra che questo approccio abbia portato tanto, ha fatto tornare molti giovani emigrati al Sud. Oggi la Puglia è ancora un esempio precursore di queste nuove economie sociali. La speranza è che con il nuovo presidente Emiliano ci sia continuità e linfa al cambiamento.

“Oggi abbiamo bisogno di co-makers e le istituzioni devono capire che in questo modo si fa social innovation, co-progettare con i cittadini e condividere le loro idee, i loro saperi dando in cambio altro, spazi e opportunità per esprimersi – aveva detto Annibale D’Elia. Bisogna che si superi il dualismo dell’ istituzione che dà e del cittadino che chiede. Bisogna che si arrivi all’eliminazione di questa barriera mentale, astratta e arrivare insieme a  co-progettare e co-lavorare.  Lo possiamo fare solo se siamo pronti a buttarci nel mare, disposti a fare comunque senza paura di fallire o sbagliare perché è comunque esperienza. I giovani devono fare, le istituzioni devono aprire le porte al fare”. Frenesia e passione, ma anche tanta resistenza e insistenza perché quelle barriere mentali perdurano e si conservano, a volte ritornano.

E quindi Popolo del Pianeta avanti avanti, Bam Zip Gulp, Gasp Sob Tam Tam Gong Sdeng, paloff, paloff.

Ispirato dai testi e dalla musica de “Il Banditore” di Enzo Del Re (in “Lavorare con lentezza. Enzo Del Re, il corpofonista” – Squilibri editore – di Timisoara Pinto)

SALVATORE MEDICI

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