Amore a Casa Astra

“Ma allora la vostra è una grande storia d’amore?”

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Martino: “Ci siamo trascinati male, sai. A 51 anni bisognerebbe essere forti e maturi ma invece si può essere ancora deboli. E lei è più debole di me, ne ha avuto di problemi pure lei. Abbiamo vissuto momenti brutti, ma adesso cerchiamo di risalire.  Adesso la cosa che voglio è andare via da queste zone del Mendrisiotto, andare verso il Luganese, vivere da soli. Abbiamo ospitato in casa una persona che ci ha divorato tutto, tutti i nostri soldi, perché gli abbiamo dato fiducia. Una mela marcia. Ora la cosa importante è ricominciare, la situazione non è drammatica, è recuperabile e dobbiamo iniziare con una casa nuova, una casa nostra, soli. A 51 anni non si può ancora vivere con la paghetta della mamma. Tante cose sono accadute per colpa nostra, gli sbagli si fanno, poi s’incontrano persone che come vermi ti mangiano completamente. Adesso basta, cerchiamo di vivere gli ultimi anni tranquilli, speriamo che tutto vada bene.

Francesca:  “Ci eravamo conosciuti 30 anni fa qui a Chiasso. Lui era il ragazzo di una mia cara amica che poi ha sposato, ed è stato come un colpo di fulmine, amore a prima vista. Lui mi voleva ma io ho rispettato il bene per la mia amica. Non ci siamo visti più. Ognuno di noi ha fatto la sua vita, io ho avuto una figlia. Poi un giorno proprio lo incontro in un bar, ci guardiamo e dopo un attimo gli salto addosso e lui mi abbraccia. Ci siamo ritrovati dopo 27 anni, e dopo sei mesi ci siamo sposati”.

Martino: “Io ero sposato in Italia, poi ho conosciuto la sua amica svizzera e mi sono sposato, ma ho divorziato di nuovo e sono tornato in Italia dove ho risposato la mia prima moglie, che però è morta cinque anni fa. A casa ero rimasta con mia figlia, sono ritornato qua in Svizzera e ho mantenuto i rapporti con la mia seconda moglie, la sua amica svizzera in pratica. Proprio grazie a lei, nel bar dove lavora, ho ritrovato Francesca, ci siamo rivisti dopo 27 anni. Ma in noi appena ci siamo conosciuti era già nato questo legame, ci guardavamo, ci scrutavamo, perô non ci siamo mai pigliati, io sono stato con tutte le sue amiche, ma non con lei. Appena lei mi ha visto mi è saltata addosso. Mi è saltata in braccio, poi abbiamo iniziato a frequentarci, e dopo poco ci siamo sposati. Sarebbe lunga da raccontare, questa nostra vita è stata una storia travagliata e dolorosa da entrambe le parti. Siamo sposati da tre anni”

Francesca: “Quando ci siamo conosciuti tanti anni fa non poteva esserci un seguito. Lui era il marito della mia amica e, come si dice, non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Ho portato rispetto. Il mio primo marito è morto, poi ho conosciuto il papà di mia figlia. Non mi sono sposata con lui, convivevo. Siamo stati insieme un po’ e poi ci siamo lasciati, mi picchiava. Infine ho incontrato Marino, il mio amore. Mia figlia ora ha 23 anni ed è bellissima, guarda questa foto, lavora e vive da sola, sta bene. Guarda”.

Martino: “Ci siamo ritrovati, era destino forse, siamo sempre andati d’accordo. Dopo 30 anni ritrovarsi non è da tutti. Mai una discussione, sai come si dice in chiesa, nel bene e nel male, con le altre non ho mai avuto un rapporto cosi, lei sa tutto di me, io le dico tutto, se una ragazza mi fa delle avance io glielo dico, c’è massima fiducia l’una nell’altro. È qualcosa che doveva succedere prima o poi. Io penso che se fosse accaduta già 30 anni fa, la cosa sarebbe andata ugualmente bene, ma poi è andata come è andata. Ho avuto un passato brutto, droga, eroina, ero in mezzo a una strada, sono stato in comunità, ho perso tanti amici, sono stato fortunato se oggi sono ancora qua, ho passato le mie e lei le sue. Adesso basta, proviamo a vivere gli ultimi anni tranquilli. Purtroppo abbiamo incontrato brutte compagnie. Entrambi ogni mese riceviamo indennità economiche sufficienti dall’invalidità, siamo entrambi invalidi ma ce la caviamo. Abbiamo incontrato gente che ha provato a fregarci, io sono troppo buono, ho dato fiducia a queste persone, lei è più buona di me, e adesso siamo rimasti con tanti affitti arretrati e non pagati. Dopo aver vissuto per tanti anni in quel palazzo, alla fine e per fortuna ci siamo ritrovati qua a Casa Astra, in attesa di trovare una nuova casa.

Francesca: “Ci hanno sfrattati per alcune rate dell’affitto non pagate. Noi riceviamo l’invalidità ma ci sono stati dei ritardi e quindi abbiamo ritardato nel pagamento. Adesso cerchiamo casa. Abbiamo portato tutti i nostri mobili in un garage per 300 franchi al mese.  Il divano purtroppo non entrava e lo abbiamo buttato. Da dodici giorni siamo qui a Mendrisio. Domani andiamo a vedere una casa che sta su a 850 metri, nel Luganese. Speriamo che vada bene, l’affitto è buono”.

“Ma allora la vostra è una  grande storia d’amore?”, faccio io sorridendo dopo averli ascoltati. Martino e Francesca sorridono anche loro, lei annuisce tra un colpo di tosse e l’altro, lui vorrebbe parlare ancora, tante le storie che ha vissuto, ma si ferma. Siamo seduti fuori, attorno al tavolo rosso sul terrazzino di Casa Astra, che dà sul parcheggio e su una rotonda in costruzione. Sono le 11 del mattino e i rumori del mezzo che rulla e schiaccia l’asfalto alla rotonda ci hanno accompagnato per tutta la conversazione. Quel suono cupo stride con il sole accecante di un inverno che sarà ricordato per le temperature più alte degli ultimi cento anni, e per la siccità degli ultimi tre mesi del 2015.

Francesca ha una brutta tosse, qualche giorno fa è stata dal dottore che le ha prescritto medicine per la bronchite. I suoi occhi sono rossi ma vispi e reattivi alle belle parole, ai ricordi di quella storia e alla foto della figlia con la quale si sente spesso. Ripete parole come il mio amore, ma lascia che a parlare sia soprattutto Martino, magro, capelli lunghi, un volto serio che nell’atto di parlare si trasforma, si apre mostrando il riconoscimento degli errori fatti ma anche l’orgoglio di una storia da raccontare, una storia vera, una vita piena di quattro matrimoni, cambiamenti estremi, continui. La voglia che ha ora è certa, rassicurante, restare sulla strada intrapresa e andare avanti, senza  farsi prendere da quello che non c’è più, dal rimorso e dai rimpianti. Insieme ci credono e insieme si vogliono. E io che sto là ad ascoltarli e guardarli seriamente, incredulo però, pensando a come la vita, una sola, possa riempirsi di tante altre vite, due, tre, o quattro di quelle che noi chiamiamo normali. Resto là ignaro del bene e del male che quelle due e innumerevoli vite si sono lasciate dietro e inconsapevole di quello che si porteranno dentro.

SALVATORE MEDICI

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