‘Ndernescional

in Approfonderie di

Una delle maggiori aziende per la filatura e la tessitura del cotone che nacque e si estese nel Sud dell’Italia all’inizio dell’800 fu la SchlaepferWenner, fondata e portata avanti da Federico Alberto Wenner, cittadino di San Gallo che, insieme ad altri imprenditori svizzeri, si trasferì  nel Regno delle Due Sicilie per poter sfruttare la vitalità del mercato del lavoro, tanto che la SchlaepferWenner& C. nel 1837 dava lavoro a quasi 2000 operai. «Non solo svizzeri, ma francesi, tedeschi, inglesi. All’inizio del XIX secolo aspiranti imprenditori venivano al Sud perché l’economia stava crescendo tanto nei commerci, quanto nell’industria», ci conferma Pino Aprile, giornalista (ex vicedirettore di Oggi, ex direttore di Gente) oggi scrittore che da alcuni anni sta dedicando al Meridione d’Italia gran parte dei suoi libri, dal best seller Terroni(250 mila copie vendute) a Giù al Sud, da Mai più Terroni a Il Sud puzza (2013, Edizione Piemme).

«Il Regno delle Due Sicilie – spiega Aprile – aveva capacità industriali pari a quelle delle prime Nazioni industriali del mondo, non con le stesse quantità, ovvio, ma si producevano acciaio, ghisa, armi. Era presente un’eccellente  industria ferroviaria e una grandissima cantieristica navale tanto che gli inglesi si ‘facevano fare’ le navi dai napoletani, i quali costruirono la prima nave a vapore quattro anni prima dei britannici. Gli imprenditori stranieri erano aiutati dall’Istituto di incoraggiamento industriale che forniva aiuti pubblici per nuove aziende, secondo un’idea dei napoleonici, poi incrementata dai borbonici».

Aprile scrive una Storia diversa del Sud italiano dopo l’Unità del 1861. Parla di soprusi da parte dei “conquistatori” piemontesi nei confronti di una realtà avviata sotto i Borbone, di notizie storiche documentate ma spesso dimenticate o mai pubblicate e a tutto questo fa risalire il senso di minorità che contraddistingue spesso il cittadino meridionale. Posizioni che hanno destato negli ultimi anni adesioni e polemiche tra storici, giornalisti, saggisti italiani.

«Un secolo e mezzo fa al Sud c’è stata una guerra che ha visto vinti e vincitori. Chi l’ha vinta, i piemontesi, ha approfittato della sua forza per conquistarsi privilegi, poi negati a chi l’ha persa.  Questo è avvenuto in Italia con la conquista del Sud e avviene ancora oggi. Persino i soldi dell’Unione Europea destinati al Mezzogiorno per diminuire il divario italiano sono appena stati spesi per il 63% al Nord. E la sola Lombardia ha visto finanziati più progetti di quelli delle otto regioni meridionali. Questo è quello che succede quando si perde una guerra».

Nel suo ultimo libro Terroni ‘ndernescional, Aprile precisa che quello che è successo al Mezzogiorno d’Italia è l’esempio di un progetto economico basato sulla discriminazione, che si ripete anche in Europa: “Quei criteri sono stati adottati, dopo il crollo del muro di Berlino, nel 1989, dalla Germania Ovest a danno di quella dell’ Est, letteralmente saccheggiata e colonizzata (sono termini usati dagli analisti tedeschi), riducendo la popolazione in stato di minorità, sottraendo loro o chiudendo le aziende capaci di far concorrenza a quelle dell’Ovest. Così, nonostante nelle regioni dell’Est siano state realizzate tutte quelle infrastrutture mai fatte nel Sud Italia, un tedesco orientale su due oggi vive di sussidi statali; i giovani vanno via, la natalità è ridotta quasi a zero. E oggi se “terroni” vuol dire considerare l’altro qualcosa di meno, l’Europa mediterranea rischia di essere “terronizzata”, a partire dalla Grecia.

Ne Il Sud puzza, l’autore, che respinge le accuse di alimentare una nuova Lega del Sud, veste i panni del giornalista e con la consapevolezza storica sceglie di descrivere il presente, contraddistinto dal risveglio di un popolo che sta ricostruendo se stesso, con la ricostruzione, prima di tutto, di una buona cittadinanza. «Ci sono tanti esempi di associazioni, movimenti in cui i meridionali, lavorando insieme,risolvono problemi comuni, con fare civile, serio e pratico. Tutto al di fuori dei partiti. Oggi ci sono ancora dinamiche e meccanismi duri da scalfire, ma questa sana cittadinanza c’è ed è importante.

Le persone attive e sane non sono solamente quelle presenti fisicamente nei paesi meridionali, ci sono anche molti emigranti che con la mente e la tecnologia hanno oggi lo sguardo volto al proprio paese. Anche perché l’emigrazione è cambiata. «I poveri del Sud che stavano male con i Borbone, dopo l’Unità d’Italia stettero peggio, perché iniziarono ad emigrare. Ovvio, anche nel regno delle Due Sicilie c’era la plebe, come pure in tutto il resto del mondo e dell’Europa. Lo raccontano Hugo, Dickens, Gustave Dorè. Era un fenomeno mondiale. Ma i meridionali prima dell’Unità d’Italia non erano mai andati via. Quelli che allora partirono lo fecero per disperazione e odio – approfondisce Aprile. Racconto di una famiglia lucana il cui capostipite portò tutta la famiglia in America e vietò ai membri di parlare l’italiano, cambiando anche il nome perché si perdesse la memoria di quell’Italia che aveva trattato il meridione così male. Quando sono andato negli Stati Uniti – continua Aprile –ho incontrato un professore italoamericano discendente da quella famiglia che, a distanza di tre generazioni, ha deciso di riscoprire le sue radici, facendo imparare l’italiano ai figli. L’atteggiamento sta cambiando. Chi ha visto il mondo è cresciuto. Prima chi andava via, perdeva il proprio paese. E’ cambiato anche l’atteggiamento degli Stati che ospitano gli emigranti meridionali. Basti pensare alla stessa Svizzera. Ricordo i miei parenti  pugliesi, emigrati in Svizzera, che dovevano nascondere i figli, perché se i figli piangevano e venivano scoperti dal vicino di casa rischiavano la denuncia o l’espulsione. Tutto questo per fortuna non c’è più. Negli Stati Uniti la comunità italoamericana ha il livello di reddito più alto insieme con gli ebrei».

Nel suo ultimo saggio, in un’indagine appassionata Pino Aprile ci apre una finestra su un Sud al di fuori dei luoghi comuni, su persone che agiscono, si spendono, rischiano, indifferenti al pericolo, al ricatto, alle minacce. Eppure  lo scrittore è convinto che, oltre allo sforzo dei meridionali, c’è un solo modo per salvare l’Italia intera, prima dello sfascio. «Equità. In Italia, c’è necessità di mettere tutti i cittadini nelle stesse condizioni di poter sviluppare le proprie doti» e far sì che il Sud non puzzi più.

                                                                                                                                                                                                      SALVATORE MEDICI

Lascia un commento

Your email address will not be published.

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.